Bee Gees

I Bee Gees sono stati un gruppo musicale australo-britannico, formatosi nel 1958, nel Queensland, in Australia – in particolare a Brisbane, dove i genitori erano emigrati – e poi, tornati in Inghilterra, a Manchester, ma dal grande successo anche negli Stati Uniti. La band era composta dai fratelli BarryRobin e Maurice Gibb.


YOU SHOULD BE DANCING

(di Barry, Robin e Maurice Gibb)


Anno: 1976Altri titoli: Interpreti: Bee GeesHitParade: #5, Novembre 1976Chart annuale: Top 50Altri interpreti: I Bee Gees avevano impazzato per tutti gli anni ’60, ma negli anni ’70 erano in gramaglie. Non vendevano un disco e stavano seriamente pensando di dargliela su! Poi, nel ’75, il loro produttore Robert Stigwood ebbe l’idea di adottare un po’ di quei suoni che facevano impazzire i neri e confezionò l’album “Main course” che, improvvisamente riportò i fratelli Gibb in classifica. Allora era quelo il trucco! Un trucco chiamato disco music.Trovata la strada, con l’album successivo, “Children of the world”, Stigwood premette a fondo l’acceleratore. Nell’album c’era questa “You should be dancin'”. Album e singolo vendettero milioni di copie e fecero conoscere la disco music al mondo. Il pezzo era irresistibile, funky ma non troppo, mieloso, con quelle vocine in falsetto, ma non troppo, scatenato ma non troppo. Un bilanciamento magico.Da quel momento fu tutto facile per i Bee Gees, e l’anno dopo sarebbe anche arrivata la colonna sonora della “febbre del sabato sera”! Nel ’78, il gruppo che solo 5 anni prima non vendeva un disco, piazzò 5 singoli nella top ten per 4 settimane di seguito: impresa riuscita prima solo ai Beatles e, dopo di loro, a nessun altro.(Lucio Mazzi) dalla sua Enciclopedia della Musica Dance.  

STAYIN’ ALIVE

(di B. – R. – M. Gibb)


Anno: 1977Altri titoli: Interpreti: Bee GeesHitParade: #1, Aprile 1978Chart annuale: Top 10Altri interpreti: N-Trance (#2, Novembre 1995, Top 20)Due anni prima di questo brano la disco era un fenomeno circoscritto alle comunità nere, omosessuali e ispaniche degli USA. Un anno dopo era un fenomeno mondiale. Come era successo per il rock’n’roll, perchè una musica di estrazione nera si diffondesse in tutto il mondo se ne dovettero appropriare i bianchi. Lì era stato Elvis Presley, qui i Bee Gees.Nel ’76, il produttore Robert Stigwood aveva rivitalizzato i tre fratelli dell’Isola di Mann convertendoli alla disco (l’album era “Children of the world” e l’hit “You should be dancin'”), l’anno dopo, dovendo produrre un film sull’argomento, era naturale che tornasse a rivolgersi ai Bee Gees. Il film (“La febbre del sabato sera”) e la sua colonna sonora furono un successo planetario.Questo è il brano portante. Un brano maledettamente ben costruito, con un riff indimenticabile, assolutamente irresistibile in discoteca. Impossibile ascoltarlo senza riavere davanti agli occhi le immagini di John Travolta in giacca bianca, camicia nera e il ditino alzato. Lo specchio di un’epoca e il simbolo di un intero genere musicale. La canzone diede poi lo spunto ad un sequel della Febbre del sabato sera (“Staying alive”, appunto), ma senza lo stesso successo.Il brano fu ripreso negli anni ’90 dagli N-Trance che lo riportarono in classifica, nell’autunno del 1995, per la precisione.(Lucio Mazzi) dalla sua Enciclopedia della Musica Dance.  

TRAGEDY

(di Barry, Robin & Maurice Gibb)


Anno: 1979Altri titoli: Interpreti: The Bee GeesHitParade: #1, febbraio 1979Chart annuale: Top10Altri interpreti: Dopo avere accompagnato a suon di milioni di copie vendute le gesta di Tony Manero/John Travolta nel film “La febbre del Sabato sera”, i Bee Gees decidono di battere il ferro finché é caldo e nei primi mesi del 1978 si precipitano in studio per registrare un album che possa ripetere il clamoroso exploit di una colonna sonora destinata ad entrare nel mito. Il risultato é “Spirits having flown”, una trita mega-produzione che frutterà almeno tre singoli da alta classifica, il più ambizioso dei quali é sicuramente “Tragedy”.Perché con “Tragedy” i fratelli Barry, Robin e Maurice Gibb vogliono a tutti i costi dimostrare di sapere andare oltre l’easy listening ed i ritmi ballabili, che peraltro sanno gestire benissimo, ma, purtroppo per loro e per noi, il mondo fuori dalla discoteca é pieno di insidie, specie quando si va in cerca di radici rock mai possedute o, peggio, ci si mette in testa di imitare gli idoli della black music solo perché li si è visti in TV. E così il trio si ritrova a slittare sui terreni più più scivolosi del pop, dove il rischio di precipitare nel kitsch sfiorando il ridicolo é praticamente una certezza. Chitarre elettriche e fiati entrano prepotentemente in scena come in un’opera rock mal riuscita, mentre le atmosfere vocali sono ormai monopolizzate dal falsetto sempre più accentuato, e a tratti irritante, di Barry. Nonostante il successo, “Tragedy” segna per il gruppo l’inizio di un’involuzione artistica che presto farà sentire i suoi effetti negativi anche sul piano commerciale.Recita il ritornello: “Quando il mattino piange e tu non sai perché, è difficile da sopportare”. Sarà, ma è francamente difficile credere a tutte quelle lacrime. Anche perché i tre, all’epoca, avrebbero potuto tranquillamente consolarsi dando un’occhiata al saldo del loro conto in banca.